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A cura di ANDREA CURTI

martedì 21 novembre 2017

LIBRI - All'Eliseo, giovedì 23, la presentazione di “Andare per i luoghi del cinema”: La "Visual Geography" della pellicola.

La “Visual Geography” non è un qualcosa che si mangia o che viene dato in pasto a tutti, è un fenomeno anglosassone di didattica della Geografia attraverso cui il mero nozionismo geografico lascia spazio ad una Geografia intesa come scienza di umanizzazione del pianeta Terra, con le immagini, i video, la visuale paesaggistica, che attestano la sempre più frequente antropizzazione di un territorio. Già, la Geografia. Materia avversa ad ogni governo, che sia di destra o sinistra, pronto a ridurne all’osso le ore di insegnamento (peraltro affidato non ai geografi specializzati con tanto di corsi di laurea universitari sulle spalle bensì ad altri docenti dalle mille abilitazioni), per poi fare la strabiliante figuraccia all’Expo di Milano dove i padiglioni di Emilia Romagna e Toscana hanno visto invertite le rispettive carte geografiche. Ecco perché la presentazione del libro “Andare per i luoghi del cinema” (giovedì 23 novembre ore 18 al Teatro Eliseo di Via Nazionale 183 in Roma), scritto dal giornalista e saggista Oscar Iarussi ed edito da Il Mulino, fornisce una impronta italocentrica della Visual Geography cinematografica, attraverso il racconto di dieci «città del cinema» nostrano: Torino col suo Museo, Milano borghesissima e proletaria sullo schermo, Venezia decadente e festivaliera, Bologna e la sua Cineteca, Firenze con vista sulla storia, Roma eterno caos calmo, Napoli da Totò a Gomorra, Palermo gattopardesca e «paradisiaca», Bari capitale di Lamerica e Matera della cultura europea nel 2019. 

Nel Paese del neorealismo si può scoprire persino un concetto di “spazio vissuto” con i suoi attori “presi dalla strada” anche per le produzioni hollywoodiane, da Guerra e Pace girato in Piemonte alla Passione di Cristo in Basilicata, all’Inferno nella Firenze dei nostri giorni. Trame, luoghi, volti e avventure produttive con cui il nostro cinema ha continuato a ispirare generazioni di cineasti e da cui la Nuova Geografia può prenderne linfa. Sempre, ovviamente, che si torni ad un regime decente di ore di insegnamento. 

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