Dal 1° aprile 2017 al 7 gennaio 2018 apre i battenti la Mostra "L'Offensiva di Carta" al Castello di Udine promossa dal Comune di Udine. Accanto alla
guerra drammaticamente impastata a fango e sangue, dal 1914 al 1918 ne venne
combattuta una parallela, non meno decisiva, fatta di parole e soprattutto di
immagini. Al Castello di Udine, per la prima volta, questa mostra ne da
conto in modo organico, attingendo ad un patrimonio unico al mondo: la
Collezione Luxardo, dal nome del medico di San Daniele del Friuli che negli
anni dell’immediato dopo guerra raccolse oltre 5600 fascicoli di riviste e
monografie d’epoca, grazie a una fitta rete di scambi con altri collezionisti d’Europa. La Collezione, patrimonio dei Civici Musei
Udinesi, rappresenta molto di quanto si produsse negli anni del conflitto su
tutti i fronti e in tutte le lingue. Vi compaiono le pubblicazioni ufficiali,
strumenti di propaganda dei vari Governi e Comandi; ma anche e soprattutto ciò
che nelle trincee, con l’uso del ciclostile (all’epoca si chiamava
velocigrafo), producevano in presa diretta coloro che quel conflitto lo
vivevano e subivano in prima linea. Su fronte italiano (analogamente a quanto
accadeva per tutte le parti coinvolte nel conflitto) dietro a questi strumenti
all’apparenza spontanei, si muoveva il potente Servizio Propaganda (detto Servizio
P), voluto dallo Stato Maggiore dopo la sconfitta di Caporetto. A partire dal
gennaio 1918 infatti, si decise che ciascuna Armata, e a scendere ciascun Corpo
sino al singolo Battaglione, venisse affiancato da un Ufficio P, con il
compito di occuparsi del morale delle truppe, di assicurare loro assistenza,
ristoro e svago nel tempo libero, e infondendo negli animi fiducia e, se
possibile, buon umore. Le riviste di trincea sono il frutto più evidente di
questo titanico sforzo propagandistico. Alla fine della guerra, solo in Italia,
se ne conteranno quasi un centinaio, e nei soli ultimi mesi del conflitto il
numero dei materiali cartacei scambiati al fronte, sganciati sulle linee
nemiche o diffusi all’interno del Paese raggiunse l’iperbolica cifra di 62
milioni di pezzi fra riviste, cartoline, manifesti, bollettini. Una vera e propria offensiva di carta
realizzata a suon di proclami, di messaggi ripetuti con ritmo martellante, di
incitamenti, di richieste imperiose o suadenti di arguzie... di tutto quanto
possa ristabilire la fiducia nelle proprie forze e la fede nella vittoria. Ad
essere veicolati sono concetti semplici, immediati, in ossequio alle direttive
dello Stato Maggiore, che prescrivono espressioni piane e accessibili, che
senza parere convincano dei temi trattati. Per il Servizio P infatti le truppe
e il popolo sono quasi fanciulli dall’animo semplice e bonario, che va
conquistato con il ricorso alla fantasia, all’immaginario, al gioco e talvolta
a qualche ammiccamento goliardico. Anche rebus, sciarade, concorsi a premi sono
infatti piegati allo scopo. Con questi nuovi strumenti, ad essere attuata è una
nuova chiamata alle armi, che coinvolge dietro alle linee del Piave tutte le
componenti sociali e culturali del Paese, giovani intellettuali socialisti e
cattolici, chiamati a militare nelle file del Servizio P e destinati, solo
qualche anno dopo, a percorrere destini molto diversi. Sulle pagine delle
riviste di trincea si cimentano così scrittori, giornalisti, editorialisti e matite
più o meno famose (molti gli illustratori arruolati come ufficiali o
sottoufficiali) come Umberto Bunelleschi, Antonio Rubino, Aldo Mazza, Filiberto
Scarpelli, Eugenio Colmo (noto come Golia), Bruno Angoletta, Mario Sironi,
Ardengo Soffici, Carlo Carrà, il giovane caporale Giorgio de Chirico, Enrico
Sacchetti, Mario Buzzi, che negli anni successivi diverranno protagonisti nel
mondo dell’illustrazione di libri o riviste, del manifesto o dell’arte e della
pittura. Nel racconto e nella creazione dell’immaginario irrompe anche un mezzo
nuovo: il cinema, documentato in mostra da esempi dell’animazione americana.
Soli pochi anni dopo i celebri esperimenti pionieristici di Windsor McCay, le
truppe americane, che hanno fatto della potenza e dell’innovazione tecnologica
il proprio biglietto da visita sui campi di battaglia europei, si cimentano
infatti in vignette satiriche animate. È l’inizio dell’epoca dei cartoons, che
tanta parte avranno poi nella Seconda Guerra mondiale, e che ora ha per
protagonisti ridicoli e imbranati soldati degli Imperi centrali. Originale e
coinvolgente la scelta di affiancare a questa analisi storica una sezione
dedicata alla memoria della Grande Guerra attraverso l’occhio e la sensibilità
di illustratori contemporanei. Quasi un percorso parallelo che coinvolge il
visitatore già a partire dal Salone del Parlamento, all’inizio della mostra.
Qui tra gli affreschi che ricordano la Battaglia di Lepanto, scorrono le
immagini di 1916: the First Day of the Battle of the Somme di Joe Sacco,
proiettate in grande formato sulle antiche pareti, in un gioco di richiami e
rimandi tra le guerre del passato e la modernità, allora sconvolgente, della
prima guerra mondiale. Il ricorso a proiezioni video, touch screen e repertori
di materiali di consultazione digitalizzati, accompagna in realtà tutto il
percorso di visita, che si snoda attraverso alcune sezioni tematiche: una
prima, Noi e Loro, mette a confronto proprio attraverso due schermi e
proiezioni, accompagnate da effetti sonori, la costruzione dell’immaginario del
nemico, di volta in volta grottesco, ridicolo, mostruoso. Una sala e sarà come
entrare nella centralina di comando del Servizio P, è dedicata alle direttive
ufficiali dello Stato Maggiore, recuperate attingendo direttamente alle fonti
originali dell’Esercito. Uno spazio specifico è dedicato ai giornali austriaci
che falsificavano, per motivi di contro propaganda, giornali italiani, messi a
confronto con gli originali. Due sale sono riservate l’una alla presentazione di
un gran numero di riviste di corpo, e l’altra a una importante selezione di
opere degli illustratori di maggiore qualità e interesse grafico e artistico.
Seguono uno spazio monocromatico che ospita riviste provenienti da altri paesi
e schieramenti, in diverse lingue e - in un suggestivo allestimento che
riprende il colore lilla dei fogli originali - una sala dedicata ai ciclostili
e a rari fogli spontanei, usciti spesso in singole copie, talvolta frutto della
attività dei soldati internati in campi di prigionia. In questa sezione si avrà
modo di notare quanto comune possa diventare il linguaggio quando si verificano
medesime condizioni di vita: infatti nonostante questi fogli siano opera di
soldati francesi, tedeschi o italiani, sembrano disegnati dalla stessa mano. L’esposizione
si chiude con le tavole originali dei contemporanei, narratori per immagini che
hanno illustrato e continuano a illustrare frammenti della Grande Guerra. Gipi,
Manuele Fior, Jacques Tardi - scrittore e fumettista, di scuola francese come
lo stesso Joe Sacco o un illustratore conosciuto in tutto il mondo e ormai
considerato un maestro storico, Hugo Pratt, di cui si espongono, oltre alle
chine, una significativa e inedita selezione dei preziosi rodovetri originali
dipinti a mano e realizzati nel 1977 per la trasmissione Supergulp di Rai Due.
Nessun commento:
Posta un commento