WRITING

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A cura di ANDREA CURTI

giovedì 12 gennaio 2017

TEATRO - Dal 17 gennaio torna la Grande Cultura all'Eliseo di Roma: Serianni e i poeti snobbati.

Dopo il successo della scorsa edizione del ciclo di incontri sulla lingua di Dante, Petrarca, Boccaccio, Luca Serianni, uno dei maggiori linguisti contemporanei (accademico della Crusca e delle Scienze di Torino, docente alla Sapienza di Storia della lingua italiana) torna al Teatro Eliseo di Roma (Via Nazionale 183) per dare voce questa volta a poeti che non appartengono al canone letterario e che raramente si studiano a scuola.
Tre incontri a cadenza mensile che si propongono una lettura, attenta alle caratteristiche linguistiche e stilistiche, di poeti minori, se si vuole, perduti nella memoria, ma di sicuro interesse per il lettore d’oggi. In alcuni casi (Gozzano) siamo di fronte a poeti autentici, dotati di una voce inconfondibile; altre letture sono l’occasione per fare emergere filoni messi in ombra rispetto alle tendenze dominanti (la poesia comico-realistica del Duecento come contraltare della poesia stilnovistica) o per rivendicare la sperimentazione dei lirici barocchi, ancora oggi schiacciati sullo stereotipo negativo codificato dalla critica letteraria tradizionale.
Martedì 17 gennaio 2017 ore 18.00: La poesia comico-realistica del Duecento.
Lettura di cinque sonetti rappresentativi: uno è famoso (S’i' fossi foco…di Cecco Angiolieri) e un altro ha un autore illustre, Dante Alighieri (è una delle rime scritte per la Tenzone con Forese Donati, l’amico della giovinezza che il pellegrino Dante incontrerà nel Purgatorio tra i golosi). Oltre al lessico, triviale e spesso con allusioni oscene, ci si soffermerà sulla vivace rappresentazione del dialogo, che in due casi occupa l’intero sonetto (ancora Cecco Angiolieri, Accorri, accorri…e Becchina mia!...).
Martedì 7 febbraio 2017 ore 18.00: Lirici barocchi.
Scelta di otto sonetti scritti da poeti noti solo agli specialisti, ma interessanti per cogliere la novità di questa corrente poetica e la trama retorica a cui i versificatori ricorrono. Ma è importante anche soffermarsi sulla novità dei temi. Si possono cantare, e non certo in chiave burlesca o satirica, donne con difetti fisici (La bella zoppa di Giovan Leone Sempronio, Bella balbuziente di Scipione Errico) o di dubbia igiene (Bella pidocchiosa di Anton Maria Narducci); si può cambiare il punto di vista, da maschile a femminile (l’apprezzamento fisico di un giovane atleta da parte di una donna che lo vede giocare a pallone: Gianfrancesco Maia Materdona); si possono fare oggetto di poesia temi inediti, come l’occhialino che ingrandisce gli oggetti (Giacomo Lubrano), la fastidiosa zanzara (Maia Materdona) o addirittura i propri malanni fisici (L’autore è travagliato da mal di pietra in età d’anni sessanta, di Ciro di Pers).
Martedì 21 marzo 2017 ore 18.00: La poesia che si fa prosa: Betteloni e Gozzano.
Nel secondo Ottocento entra in crisi il linguaggio poetico tradizionale. Una fresca immissione di parlato si ha nelle poesia del veronese Vittorio Betteloni e negli umili e realistici amori da lui cantati. Più complessa e raffinata l'operazione compiuta qualche decennio dopo da Guido Gozzano, che va letta come controcanto ironico rispetto ai temi dannunziani e che, in generale, non dissimula la cultura letteraria dell’autore; la novità sta, come scrisse Eugenio Montale, nella capacità del poeta torinese di dare «scintille facendo cozzare l'aulico col prosaico».

Ingresso gratuito con prenotazione a: cultura@teatroeliseo.com.

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