WRITING

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A cura di ANDREA CURTI

lunedì 31 ottobre 2016

LIBRI - Al Teatro Eliseo di Roma, il 3 novembre, la presentazione del nuovo romanzo di Calligarich: “La malinconia dei Crusich”, destini e passioni di una dinastia.

Il Teatro Eliseo di Via Nazionale in Roma ospita, giovedì 3 novembre alle 18, la presentazione del nuovo romanzo dello scrittore e giornalista Gianfranco Calligarich, “La malinconia dei Crusich”, una storia che è insieme una epica saga famigliare e un romanzo storico del nostro tempo. Gianfranco Calligarich ricostruisce con grande sapienza narrativa destini e passioni di una dinastia, nella quale realtà e finzione s’intrecciano e gli eventi storici non fanno solo da sfondo, ma determinano destini, modi di vita, scelte.

Chiunque di noi voglia fare un passo indietro nella proprie vite può trovare, in qualche vecchio album di fotografie di famiglia o su qualche mobile di casa, testimonianze delle vite dei nostri padri vissuti nel secolo scorso che, con due guerre mondiali, rivoluzioni e guerre civili avrebbe provocato nel mondo un mutamento inarrestabile e irreversibile. Tale è il mondo della avventurosa e appassionante storia della famiglia Crusich lunga l’intero arco del Novecento e sotto i cicli della luna nel suo puntuale fare compagnia alla terra ruotante solitaria nell’universo. Una famiglia determinata dall’ombra di una tenace malinconia che altro non è che una sorta di ineluttabile e preventiva nostalgia della vita. Ombra che, dopo avere spinto il capostipite a navigare a lungo i mari nella vana ricerca di un altrove dove sfuggirle, lo farà salpare da Trieste per approdare all’inizio del Novecento nella greca isola di Corfù a mettere al mondo sei figli eredi della stessa ombra. Figli che seguiremo in Italia durante la nascita del fascismo, in Africa durante la fondazione di un Impero, in drammatiche battaglie su montagne abissine, in lunghe prigionie nei deserti egiziani, poi nuovamente in Italia a Milano durante la ricostruzione del mondo uscito dalle macerie del secondo Grande Massacro Mondiale, poi a Roma nei movimentati e futili anni della Dolce Vita e poi in Sudamerica in cerca di vagheggiate fortune. Fino all’ultimo di loro che, con lo stesso nome e la stessa ombra del nonno capostipite che un secolo prima aveva dato il via alla storia salpando da Trieste verso Corfù, si imbarcherà a sua volta per una navigazione solitaria lungo le coste della terraferma. I soli luoghi dove il mondo, ormai irriconoscibile, ancora conservi, grazie alla vicinanza del mare e alla presenza della luna che di notte lo illumina, almeno in parte la sua perduta bellezza e vivibilità e a comunicare anche a noi la sua stessa preventiva nostalgia del vivere.

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