Ad infrangere i sogni azzurri di medaglia certa nella pallanuoto maschile
ci ha pensato una schiacciasassi Serbia (campione del mondo e d’Europa in
carica) che, in avvio di match, ha letteralmente annichilito il Settebello con
pressing alto e assai più determinazione e cattiveria agonistica dei nostri,
costretti ad indossare l’antipatico cappotto dello 0-6. Le reti di Gallo e
Velotto del 2-6 purtroppo non hanno sortito l’effetto di una clamorosa remontada
perché i serbi hanno mantenuta alta la concentrazione chiudendo avanti 7-2 il
terzo quarto e amministrando l’ultimo tempo in cui hanno lasciato l’iniziativa
all’Italia che è risalita sino all’8-10 per rendere meno amaro il passivo Oramai
era tardi. “Peccato perché abbiamo perso una grande opportunità”, ha commentato
coach Campagna, “prendendo gol non imprevisti e non seguendo in acqua il piano partita. Il loro vantaggio di sei
reti non rispecchia i valori in campo, siamo stati troppo timorosi e poco
spregiudicati e l’abbiamo regalata, benché il valore della Serbia sia
indiscutibile”. Poi il cittì ha chiuso: “La nostra Olimpiade non finisce qui,
dobbiamo giocare contro il Montenegro (battuto 12-8 dalla Croazia) per il
bronzo sabato (ore 18 italiane), altra squadra fisica, e spero che i ragazzi
abbiano imparato la lezione”. Mentre si attendono gli esiti delle altre squadre
azzurre impegnate (orari italiani: il duo in finale del beach Lupo-Nicolai alle
5 ore, la semifinale di volley maschile Italia-Usa alle ore 18 e la finale
della pallanuoto femminile Italia-Usa alle 20.30) una goccia di azzurro, ma
proprio una goccia, tinge il mare dell’atletica: nel santo in alto femminile
due italiane esordienti alle Olimpiadi si sono qualificate per la finale tra le
migliori 17 misure. Alessia Trost da Pordenone (classe 1993) è arrivata settima
nelle qualificazioni con 1,94 (un solo tentativo fallito a 1,89) mentre Desireè
Rosset da Udine (classe 1994) ha faticato parecchio più della sua connazionale,
superando 1,89 e 1,94 solo al terzo e ultimo tentativo (si è posizionata
quindicesima). Tra le due, forse la Trost tiene viva una speranziella di
medaglia.
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