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A cura di ANDREA CURTI

domenica 21 agosto 2016

OLIMPIADI - Giornata conclusiva, argento dal volley e bronzo dalla lotta: Italia nona al mondo. Ma l'atletica azzurra non è competitiva...

Rio de Janeiro spegne il braciere, saluta le Olimpiadi 2016 e passa il testimone a Tokyo 2020, in attesa di sapere (a Lima, settembre 2017) se l'edizione 2024 sarà assegnata a Roma. E l'ultima giornata di gare ha riservato altre medaglie per l'Italia, argento dal volley e bronzo dalla lotta libera, ventotto in tutto, 8 ori, 12 argenti e 8 bronzi, il che permette agli azzurri di essere la nona nazione sportiva al mondo. Per l'Italvolley è stata una delle partite più importanti della sua storia. Ma la maledizione continua perché il Brasile vince (ma non stravince) 3-0 il che vuol dire che per la pallavolo italiana è il terzo argento olimpico dopo il 1996 e 2004. Senza oro. La cronaca. Primo set, tensione da entrambi i sestetti; i missili in battuta di Zaytsev portano gli azzurri sul 4-1 ma il Brasile con un ace di Lipe si porta 6 pari. Schiaccia in diagonale Juantorena, muro vincente di capitan Birarelli e contrattacco ancora de "El hombre" Jyantorena: 9-6 Italia. Poi 10-7, 11-8. I brasiliani si avvicinano 10-11 e il carioca Lucarelli riagguanta il 12 pari, poi sorpasso Brasile e time out richiesto del cittì Blengini. Break dei padroni di casa +4 con l'ace di Souza e errori in ricezione (16-12 e altro time out Blengini). Piccola reazione Italia, 14-16, ma il Brasile allunga 19-14. La carta Antonov giocata in battuta da Blengini porta gli azzurri a -2 (17-19) che diventa -1 (21-22) con l'errore di Wallace. Ma l'Italia subisce un parziale di 3-0 e i carioca hanno tre set point. Al primo Zaytsev sbaglia il servizio forzato e Brasile avanti 1 set a zero (25-22). Inizio di secondo set fotocopia del primo: Italia avanti 4-1 con un ace di Juantorena e pressione dei brasiliani che vanno a -1 (7-8) con un break di + 5. L'Italia però fa testa a testa coi carioca e se un discutibile challenge azzurro fosse accordato, potrebbe andare avanti 22-20. Invece si va sul 24-23, set point Brasile annullato da un palleggio inventato da Giannelli. L'inerzia del match pare possa girare e l'Italia ha due set point a favore grazie ad una diagonale di Juantorena e a una battuta errata del sudamericano Lucarelli. Ma prima il muro azzurro fuori e poi un muro di Wallace su Zaytsev vanificano i vantaggi. Anzi Giannelli sbaglia il servizio e il Brasile, con una battuta velenosa di Souza che induce all'errore la ricezione azzurra, si porta a casa il secondo set. Il terzo set vede i padroni di casa con più fiducia, forti del grande vantaggio accumulato. E il 26-24 sancisce il tribudio del Maracazinho, tra le lacrime inarrestabili di Juantorena: "Abbiamo perso l'occasione della vita, abbiamo voluto essere troppo perfetti e questo ci ha frenati".Non molla invece il martello Zaytsev: "E' diventata una maledizione sul serio ma so che ci proveremo sempre benché certe possibilità non capitano tante volte". Più flemmatico il cittì Blengini: "La delusione per non aver riaperto la partita è il sentimento più percettibile, però pensando al percorso di questi ragazzi non possono non venire i brividi, ragazzi eccezionali". 
Intanto, nella lotta libera categoria 65 kg, il capitano dell'Esercito, l'italo cubano Frank Chamizo, ha portato quel bronzo (5-3 all'americano Molinaro) che mancava da 36 anni, Pollio oro a Mosca 1980. Grande delusione in semifinale quando Chamizo ha ceduto 7-4 all'azero Asgarov (oro a Londra) con un finale di gara contestato, con tanto di richiesta di prova televisiva da parte del team italiano non presa in considerazione (in precedenza Chamizo negli ottavi aveva battuto 3-1 l'armeno Safayran e nei quarti 4-3 il georgiano Iakobishvili ribaltando a fine match uno score di 0-3). "E' una grandissima medaglia ma sono deluso di me stesso, ho lavorato 4 anni per vincere l'oro e non ci sono riuscito. Ero troppo carico e con troppa tensione addosso".
Marco Aurelio Fontana nella mountain bike, dopo aver perso il sellino quando a Londra 2012 era in testa alla gara a poco dall'arrivo, è partito subito fortissimo, cercando di fare selezione immediata. E in un certo senso la sua tattica ha avuto un riscontro in quanto a mano a mano i migliori sono venuti fuori formando un sestetto in fuga con lo slovacco Sagan, Fontana e il favoritissimo svizzero Schurter. I primi due però hanno forato cosicchè a Schurter si attacca l'altro azzurro goriziano Luca Braidot che però cedeva il passo allo spagnolo Coloma (giunto terzo) e al ceco Kulhavy. Kulhavy e Schurter, oro e argento a Londra 2012, vanno presto in fuga mentre Braidot è a 35 secondi dal duo di testa e Fontana disperso nelle retrovie (finirà 20°). Lo svizzero però semina il panico e se ne va prendendo 15 secondi al campione olimpico in carica. Sarà l'ultimo saluto, oro allo svizzero e settimo un buon Braidot.
Tenero infine il pianto delle farfalle azzurre della ginnastica ritmica, beffate nell'ultima esibizione dalle colleghe bulgare per meno di due decimi di punto; sarebbe stato un bel bronzo, meritato. Peccato. Peccato per tutte le dieci medaglie di legno (quarti posti) prese dall'Italia a questi Giochi brasiliani. Peccato per una atletica azzurra completamente allo sbando che non prende neanche un bronzo, e non accadeva da Melbourne 1956. Peccato per un team di calcio che alle Olimpiadi non ci va quasi mai e quando ci va, pare fare un favore. Peccato per la Pellegrini, sempre più griffata che mai, pronta ad entrare nel mondo della moda. Se avesse fatto solo la nuotatrice forse la storia poteva essere diversa. Chissà.

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