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A cura di ANDREA CURTI

mercoledì 24 febbraio 2016

TENNIS - Il Magic Moment del tennis femminile dopo la debacle in Fed Cup: Vinci devastante, Errani e Schiavone non demordono.

Ultimi fuochi o longevità tennistica? A seconda di come si veda la situazione, resta storica la tripletta del tennis femminile italiano, partita con l’affermazione di Roberta Vinci a San Pietroburgo (decima in carriera), passata per il successo della Errani a Dubai (il nono) e chiusasi con il ruggito della leonessa Schiavone sul rosso di Rio de Janeiro (settimo sigillo).
Un “botta e risposta” che sa di rivincita e “vendetta” quella tra la Vinci e la Errani, che in coppia hanno rappresentato il doppio più prolifico della storia del tennis nostrano e che in molti vorrebbero alle Olimpiadi brasiliane del prossimo agosto a rappresentare l’Italia. Molti fuorché le dirette interessate, sempre più nemiche a tal punto da “evitare tutti i posti che conosco e che conosci anche tu”, per cantarla alla Battisti. Così la tarantina Roberta, all’ultimo anno dichiarato di attività agonistica, ha declinato la convocazione in Fed Cup contro la Francia, relegando di fatto l’Italia allo spareggio drammatico contro la forte Spagna per non retrocedere in B. Intanto la Vinci, alla sua 33ma primavera, è entrata nella top-ten, la quarta italiana di sempre (dopo Pennetta, Schiavone e Errani) in un club esclusivo che in 40 anni ha annoverato solo 117 tenniste in tutto il globo. Il suo gioco spumeggiante e d’altri tempi, fatto di rovesci slice e diritto piatto, di continue discese a rete e di un fisico reattivo ed atletico finalmente all’altezza delle migliori, lo meritava. E’ stata brava anche Saretta da Bologna, uscita ridimensionata dal veloce indoor francese, ad arrivare sino in fondo negli Emirati, a Dubai, altro cemento però outdoor, soffrendo solo nei quarti. Certo, i limiti tecnici della bolognese sono enormi, a partire da quel servizio indecente che la condiziona nel suo turno di battuta, cercando di parare la scontata risposta aggressiva dell’avversaria di turno. In ogni caso il numero 17 non porta sfortuna, anzi; lei è la più giovane del gruppo storico (quasi 29 anni), navigata ma sempre la più giovane, e finché la Giorgi non matura (!) o viene fuori l’altra generazione dal nulla, la Errani resta la punta di diamante della nazionale rosa. Il discorso è differente per la Schiavone cui si potrebbe azzardare tutto e niente. Ovvero, che a quasi 36 anni, ha ancora la forza di vincere in tre set e in rimonta contro avversarie assai più giovani e rampanti di lei, e che sulla terra di Rio l’avversaria più avanti in classifica era la numero 81; da qualsiasi angolazione la si vede, di certo non le capitava da anni di vincere cinque partite consecutive. Una bella soddisfazione, anche se il Roland Garros 2010 è stata ben altra cosa. Ovviamente.

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