S’inaugura
mercoledì 4 novembre, per
concludersi martedì 10, al Teatro Palladium di Roma, la 2.3a
edizione di Arcipelago – Festival
Internazionale di Cortometraggi e Nuove Immagini, la più seguita e longeva tra le
manifestazioni dedicate ai nuovi linguaggi audiovisivi e ai giovani talenti. Ad
ingresso totalmente gratuito, la
popolare manifestazione romana si propone anche quest’anno con un programma tra
i più ricchi e articolati, malgrado le ulteriori riduzioni di budget. Oltre a ConCorto, la competizione
riservata ai cortometraggi italiani che ha fatto da trampolino di lancio a
molti dei giovani registi scoperti dal festival, tra cui Piero Messina (quest’anno nella giuria che dovrà giudicare ben 30 film, dal dolente e attualissimo Venerdì del “veterano” Tonino
Zangardi, a La guerra dei matti,
sorprendente esordio nella regia del 17enne Luigi Fedele, già giovane attore
per Virzì e Celestini, passando per il formidabile documentario sperimentale di
Fabio Palmieri Irregulars)
e alla terza edizione del concorso dedicato alle serie web internazionali World Wide Series (in cartellone, tra
le altre, l’italiana Status di
Margherita Ferri, Renato Giugliano e Davide Labanti), la competizione
internazionale The Short Planet,
che raccoglie i migliori short film provenienti da tutto il mondo
suddivisi in quattro programmi tematici (Segreti e bugie, Mamma mia!,
Separazioni e Homo homini lupus). Due gli italiani selezionati su 21 titoli: il sontuoso e straziante
sguardo sulla Shoah del vincitore del Nastro d’Argento Sonderkommando di Nicola Ragone e Ore 12 di Toni D’Angelo, sorta di Giulietta
e Romeo contemporaneo e iperrealista, tra Gomorra, spaghetti-western
e action hongkonghese.
Inevitabile,
anche per “Arcipelago”, innanzitutto confrontarsi con Pier Paolo Pasolini nel 40° anniversario della sua tragica
scomparsa. Ma il festival romano lo fa da par suo, in modo inconsueto e
originale, da un lato presentando – in collaborazione con il Centro Studi
Archivio Pier Paolo Pasolini di Bologna – alcuni lavori realizzati da registi
stranieri su uno dei più grandi intellettuali italiani del nostro tempo: si
tratta perlopiù di documentari, tra cui il tedesco Das Mitleid ist gestorben. Pier Paolo Pasolini und Italien (La
compassione è morta. P.P.P. e l’Italia, 1978) di Ebbo Demant e Pasolini, la passion de Rome
(Francia, 2013) di Alain Bergala (entrambi in le anteprima italiana), ai quali si aggiungono Pasolini l’enragé (Francia, 1966)
di André Fieschi, Pier Paolo
Pasolini: Your Eyes Flash Solemnly with Hate (2015) dello storico del
cinema Mark Cousins e Pasolini Roma?
(Francia, 2013), firmato da Colin Torre assieme allo street artist
francese Žilda. Dall’altro, lo
celebrerà anche con i 9 video
del concorso Comizi d’amore 2.0,
rivisitazione – vivace e aggiornata ai tempi di Internet e della comunicazione
globale – dell’omonima indagine sugli italiani e il sesso che Pasolini firmò
nei primi anni ’60. In collaborazione con la rassegna “cugina”, organizzata
dall’ANAC, Pier Paolo oggi, Pasolini domani, “Arcipelago”
proporrà anche il docu-fiction di Enzo De Camillis Un intellettuale in borgata (2014), con Leo Gullotta, mentre Comizi d’amore 2.0 verrà in cambio
replicato al Palladium anche l’11 e 12 novembre, per poi proseguire il suo tour
romano – grazie al patrocinio di Biblioteche di Roma – in alcune
biblioteche della Capitale.
In ogni
caso, la rassegna non poteva mancare neanche all’appuntamento con due altri
anniversari che ricorrono in questo fatidico 2015: il trentennale dell’uscita
di scena di Orson Welles (del
quale ricorre peraltro anche il centenario della nascita) e 70 anni dai natali
di Rainer W. Fassbinder, due
cineasti che con Pasolini condividevano, ognuno a suo modo, un comune destino
di “irregolari”, di potenti voci fuori dal coro. Del primo, nell’omaggio Welles e Fassbinder, la solitudine dei numeri
uno, il festival proporrà – in anteprima
italiana – la versione appena rimasterizzata in HD dal British Film
Institute degli unici sei episodi che compongono la rara serie televisiva
inglese Around the World with Orson
Welles (1955), nei quali il regista americano racconta, con
scanzonata ironia e con il consueto fascino affabulatorio, cinque diversi
luoghi dell’Europa del tempo (Parigi, Vienna, Londra, Madrid e i Paesi Baschi),
mentre sul prolifico autore tedesco sarà proiettato il ritratto firmato dal
critico danese, e amico personale di RWF, Christian Braad Thomsen Fassbinder - To Love without Demands,
presentato con successo all’ultima Berlinale.
Fan
irriducibili dei “generi” e sempre spiazzanti nella loro frenetica modernità, i
filmmaker romani Antonio e
Marco Manetti – i Manetti Bros.
– somigliano più ad una rock band indie che ad altre coppie di
cineasti ben più celebri, come i fratelli Cohen o i Taviani. Ma è proprio
questo loro essere costantemente a cavallo tra cultura pop e trash,
tra musica e web, tra sperimentazione e mainstream, ad averli portati
fino al Festival di Venezia e a quello di Roma, e a farne, nel panorama
cinematografico italiano, un caso unico, un fenomeno di culto. I Manetti Bros. e il cinema de/genere, con un titolo che non a caso evoca i
fumetti, è in assoluto la prima personale a loro dedicata (è nella sezione Outsiders), attraversando la prolifica
e multiforme attività della coppia, che spazia dal lungometraggio di genere a
popolari serie tv, dalle web series autoprodotte (di cui, in Italia,
proprio loro sono stati gli antesignani, addirittura già alla fine degli anni
’90, con Scums –
miracolosamente ritrovata proprio in occasione del festival, assieme ad
un’altra rarità, la mitica PlanetInvasion.Com,
mai pubblicata sul Web e tuttora inedita) al videoclip e perfino al
documentario, con il recente Palermo Pride. Tra i titoli in programma,
il recente e fortunato Song ’e
Napule, un inedito corto giovanile (Nido verde, 1988, di Antonio Manetti), una selezione tratta dai
loro più di cento videoclip (per i Tiromancino, Assalti Frontali, Alex Britti,
Piotta, i Flaminio Maphia, Mietta…) e naturalmente i lungometraggi: Zora la vampira, Torino Boys, Paura, Piano 17, Cavie
e L’arrivo di Wang, e più
indietro fino al film collettivo DeGenerazione
(è loro l’episodio Consegna a
domicilio), con cui i Manetti esordirono vent’anni fa, assieme – tra
gli altri – a Pier Giorgio Bellocchio, Alex Infascelli e Asia Argento. Proprio in occasione della proiezione di questo vero film
cult, ormai assente dagli schermi da molti anni, i due filmmaker
incontreranno il pubblico sabato 7
novembre, alle 20:00, fiancheggiati e “stuzzicati” da Marco Giusti (che ha curato un “blob”
dei più memorabili contributi dei Manetti tratti dalle trasmissioni tv Stracult,
Cocktail d’amore e Nessundorma), da Ernesto Assante e da Giorgio
Gosetti. La rassegna verrà
replicata alla Casa del Cinema di
Roma il prossimo gennaio, in una versione perfino più completa, che includerà
infatti anche alcuni episodi delle serie tv Crimini, Rex e L’ispettore
Coliandro, la cui nuova stagione, la quinta, andrà in onda agli inizi del
2016, come sempre su Rai 2.
Tra gli
eventi speciali, Arcipelago 2015 proporrà inoltre (altra anteprima italiana) All You Need Is Love - 40 anni di educazione
sessuale nel Cinema Britannico, una selezione di titoli tratti dalla
raccolta The Birds and the Bees, curata dal British Film Institute:
un’eterogenea collezione di documentari brevi, cortometraggi di fiction e di
animazione, realizzati tra il 1931 e il 1971, dai quali emerge – in modi
talvolta assai curiosi per il pubblico di oggi, e non di rado davvero
divertenti – un ritratto in progress della società inglese, dei suoi
costumi, dei suoi valori morali e pregiudizi, filtrati dalla propaganda
cinematografica a scopi educativi sui comportamenti sessuali, lungo quattro
decenni cruciali della Storia britannica, dal post-puritanesimo dei primi
decenni del ’900, attraverso una guerra mondiale e l’epoca della Swinging
London, fino ai “libertari” (ma non poi così tanto) anni ’70.
Di arte
urbana, dalle sue origini – con Wild
Style di Charlie Ahern, del 1983 – a oggi, si occupa invece Street (He)art – Anche i muri raccontano
storie…, che proporrà, tra gli altri film, anche il mockumentary Banksy Does New York di Chris
Moukarbel, Sanba di
Valentina Belli, reduce dall’ultimo Festival di Taormina, e il documentario
sulla “scena napoletana” Street
Heart di Tommaso Battimiello. Con la sezione A distanza ravvicinata, per la seconda volta “Arcipelago” si
affaccia invece – stavolta in collaborazione con la nuova distribuzione Wanted – sul panorama dei film in
uscita o in anteprima, presentando quest’anno, tra gli altri lavori,
l’attesissimo film-evento Station to
Station dell’artista americano Doug Aitken (con nomi del calibro di
Patti Smith, Beck, Jackson Browne, Giorgio Moroder
e molti altri musicisti e artisti), ma anche la promettente opera prima del
ventiduenne Ludovico Di Martino, Il
nostro ultimo, film all’incrocio tra Invito al viaggio di
Peter Del Monte e Stesso sangue di Egidio Eronico e Sandro Cecca
(splendida ma dimenticata opera seminale del “nuovo cinema italiano” degli anni
’80). Il film è un’anteprima
assoluta, ed è prodotto da Gianluca
Arcopinto (quest’anno membro
della giuria internazionale cortometraggi), come lo è pure Bangland di Lorenzo Berghella,
visto ai Venice Days lo scorso settembre. Il grande regista visionario Godfrey Reggio è invece alla regia dello splendido Visitors – un’altra prima italiana – musicato come
sempre dal fedele Philip Glass e presentato
da Steven Soderbergh, mentre si
discuterà molto e a lungo – e anche con passione – del nuovo documentario di
Costanza Quatriglio 87 Ore,
un film “scandaloso”, per la portata civile, etica e giuridica della dolorosa
vicenda di violazione dei più elementari diritti umani che racconta, oltre che
per il suo audace linguaggio visivo: l’appuntamento, in questo caso, è per la
sera del 6 novembre. Completano
la sezione due film indipendenti, piccoli ma assai generosi di sorprese: si
tratta di Tierra prometida di
Antonio Marenco (la troupe di un documentario si perde nell’Uruguay dei laghi
salati e di Eduardo Galeano –
qui nella sua ultima apparizione prima della recente scomparsa – nel tentativo
di intervistare l’allora presidente Pepe
Mujica, tra disorientamenti geografico-esistenziali alla Corso Salani e
travagli politico-morali di un neo-Michele Apicella morettiano) e di Terra, opera visivamente molto
suggestiva e ardita nel linguaggio firmata da Marco De Angelis e Antonio Di
Trapani (e co-prodotto dal Centro di Produzione Audiovisiva di Roma Tre), alla
sua prima proiezione romana – proprio in chiusura di “Arcipelago”– dopo il
fortunato debutto allo scorso Festival di Pesaro.
Conclude
il programma del festival il tradizionale spazio autogestito dal DAMS
dell’Università Roma Tre (Carta Bianca
DAMS Roma Tre), con una selezione di 8 cortometraggi dall’ultima edizione del Roma Tre Film Festival, e
l’evento dedicato ai videogame FilmWare
2015 – Reality Reboot. Quando i videogame incontrano la realtà, curato
da Ilaria Ravarino in collaborazione con l’AESVI
– Associazione Editori Sviluppatori Videogame Italiani e VIGAMUS – Il
Museo del Videogame di Roma (il quale dal 4 all’8 novembre, dalle 16:00
alle 20:00, metterà a disposizione del pubblico alcune postazioni Oculus Rift e
retrogame). Democrazie digitali, mondi virtuali, ologrammi in piazza e
documentari 4D: dove finisce la realtà e dove comincia il videogioco?
Attraverso discussioni con i migliori talenti ed esperti del settore, ma anche
dimostrazioni dal vivo, tra virtual reality, augmented e mixed
reality, e realtà “materiale”, s’indagherà sui modi e le tecnologie con cui
i più recenti scenari videoludici raccontano e si confrontano – anche, ma non
solo, in chiave di entertainment – con l’attualità sociale, politica ed
economica.