Quando nel terzo e
decisivo set il tuo avversario ti fa cinque dei dieci doppi falli complessivi e
una serie di errori grossolani nei momenti topici dell’incontro (un esempio su
tutti: lo smash in rete), non puoi non vincere. Fognini infatti ha vinto
mostrando comunque più solidità dell’uruguagio Cuevas, il che gli ha consentito
di portare a casa una semifinale importante ai China Open che si svolgono sul
cemento indoor di Pechino. Il match è stato simile nel punteggio (tre set
secchi) e nella durata (un’ora e ventisette) a quello del turno precedente
vinto dal ligure sul piccolo belga Goffin, numero 7 del seeding, ma diverso
nella sostanza. Perché nel terzo set, appunto, Cuevas ha “svalvolato”, perso il
controllo della bussola subito in apertura, cedendo il servizio. Lo ha imitato
subito Fognini con tre errori consecutivi (l’ultimo, un doppio fallo) ma, per
fortuna dell’azzurro, il momento negativo di Cuevas è continuato perdendo anche
la seconda battuta consecutiva. Quel break ha fatto prendere fiducia a Fognini
che è volato 3-1, 4-2 (servendo bene) prima di affondare il colpo del ko al
settimo gioco con un diritto incrociato sui piedi del sudamericano. L’ultimo
gioco è stato una formalità, così l’italiano ha chiuso il match sul punteggio
di 6/1 2/6 6/2. E ora sulla sua strada c’è sabato il redivivo Nadal, scivolato al numero 8 del mondo, che ha battuto in
rimonta (3/6 6/4 6/3) lo yankee Sock. Il bilancio dei confronti diretti vede lo
spagnolo avanti 5-3 ma Fognini si è aggiudicato l'ultima sfida, disputata lo
scorso settembre al terzo turno sul cemento di Flushing Meadows, quando riuscì
nell'impresa di rimontare due set di svantaggio mandando a casa il maiorchino.
Ogni match è diverso, ma Fognini ha già battuto questo Nadal (che non è quello
di un paio di anni fa) anche su altre superfici, terra compresa. Intanto si
gode la scorpacciata di punti (e di soldi) che lo proietteranno di nuovo
intorno al numero 25 del mondo, scalzando Seppi al numero 1 d’Italia con la
prospettiva di entrare di nuovo nei primi venti del ranking. Ah se solo avesse
un po’ più di continuità…
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