Non sono d'accordo con le tue opinioni, ma difenderò sempre il tuo diritto ad esprimerle (Voltaire-François Marie Arouet)
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venerdì 11 settembre 2015
TENNIS - US Open, accaduto l'incredibile: Pennetta e Vinci, in finale per la storia.
L’undici settembre duemilaquindici se lo
ricorderanno in molti. Innanzitutto le tenniste italiane, Flavia Pennetta e
Roberta Vinci, arrivate a giocarsi l’ultimo atto di uno Slam, gli US Open, dopo
aver superato la soglia dei trenta anni, quando molti le davano per “bollite” o
giù di lì. Le due, accomunate dalla corregionalità (entrambe pugliesi, la
Pennetta di Brindisi e la Vinci di Taranto) e da una conoscenza reciproca che
risale a tenera età (insieme hanno vinto il doppio ai French Open juniores del 1999),
arrivano a questa incredibile e storica finale con due cammini di vita
tennistica e non, assai differenti. La Pennetta ha sempre avuto alti e bassi,
grandi prestazioni e sconfitte inaudite, cambi di allenatore (ma sempre
spagnoli), un grosso ex fidanzato (altro spagnolo) e uno nuovo ufficiale
(Fognini), cambi di partner per il doppio (dalla Dulko alla Hingis per arrivare
alla Errani), parecchi danni fisici (su tutti, gli infortuni al polso) che
hanno spezzato quella continuità di rendimento che di fatto non ha mai avuto,
forse anche per l’emotività che pare celare alla perfezione dietro alla
freddezza di un volto deciso e di un fisico mozzafiato da passerelle milanesi e
da prime pagine di magazine importanti. Ma a Flushing Meadows, il torneo dove
ha raccolto più risultati, ha avuto un cammino incredibile, rimontando e
soffrendo nei turni precedenti e distruggendo in semifinale la Halep, ovvero la
due del mondo. La Vinci, al contrario, ha avuto una maturazione tecnica e
psico-fisica del tutto differente. Partita come doppista per via del suo gioco
tecnicamente superbo ma leggerino nei colpi base, con quello splendido
rovescetto in back di altri tempi, a poco a poco si è ritagliata un posto nelle
prime 11 del mondo in singolare (stessa sorte della Pennetta), mentre con la Errani ha praticamente vinto
tutto (a parte le Olimpiadi). E proprio questo appagamento in doppio ( i
maligni parlano di una “separazione” della coppia non proprio idilliaca)
sembrava averla appiattita in singolare. Ma ecco la reazione: evidente dieta,
un fisico senza un grammo in più di grasso, tanta corsa e lucidità
tecnico-tattica per venire a capo persino della Williams. E già, proprio
l’undici settembre duemilaquindici se lo ricorderà anche Serena Williams, a cui
mancava solo il trofeo degli US Open per aggiudicarsi il Grande Slam ed entrare
nella storia; ancora si starà chiedendo come ha fatto a perdere dalla Vinci,
lei che ha quattro stazze in più della tarantina, più potenza, più fisico, più
aggressività. Insomma, a volte la fiaba di Davide contro Golia si materializza.
E ora godiamoci l’Evento. Chiunque vinca ci farà felice. E fare un pronostico
che si discosti dal fifty-fifty è davvero arduo. In ogni caso il cuore dice
Vinci, per il suo gioco, per l’estrosità, per i colpi sotto rete, per la classe
dimostrata e la grinta mentre gli esperti indicano la Pennetta come possibile
winner in virtù di una maggior potenza nei colpi e padronanza nello scambio da
fondo campo. Le due si conoscono bene. Vinci-Pennetta, o Pennetta-Vinci, la
finale di uno Slam e non del torneo di Palermo, con tutto il rispetto; per
entrambe, comunque vada a finire (domani, ore 21 italiane), la ciliegina sulla torta di una carriera da
non dimenticare.
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