All'Ambra Jovinelli di Roma, dal 6 al 16 novembre prossimi, un grande ritorno sul palcoscenico romano, quello dell'istrionico, ironico, graffiante Paolo Rossi nei panni di un Arlecchino contemporaneo, anzi, proiettato verso il futuro, irriverente, buffone ma soprattutto infernale. Un Paolo Rossi che abbandona la sua maschera per rivivere nei panni di un “Arlecchino nevrotico e surreale in tono con il Terzo Millennio prossimo venturo” , come l’aveva definito il Maestro Giorgio Strehler.
"Il titolo di questo
spettacolo potrebbe anche essere Opinioni di un Arlecchino", ha dichiarato il Signor Rossi, "sicuramente
influenzato dal romanzo di Heinrich Böll. Così è. Capitano nella vita libri nei
quali è inevitabile identificarsi con la vita del protagonista. E capita anche
che ti venga voglia di riraccontarla, raccontando te stesso o viceversa. Certo,
nell’opera di Böll, il clown si serviva di una maschera per far critica ad un
paese che stava nel cuore di un miracolo economico; per il mio Arlecchino la
situazione è capovolta. Ma il percorso di certi comici – quando scelgono di
essere voce fuori dal coro e anche se ognuno prende la propria strada - parte
comunque dalla stessa via. Del resto spesso dietro
ad un racconto, una commedia, un film, si nasconde la struttura di un’altra
commedia, di un altro racconto, di un altro film. Nel mio mestiere, ho imparato
che quando arriva qualcuno a propormi un’idea che non ha mai avuto nessuno,
subito devo rispondere: se non l’ha avuta nessuno, un motivo ci dovrà pur
essere!". "Il mio Arlecchino - ha proseguito Rossi -
anche se suggestionato da un racconto, è una questione molto personale. Anni fa
Giorgio Strehler, con cui ebbi l’onore di collaborare nei suoi ultimi anni di
vita, mi spinse a confrontarmi con questa maschera. Mi diede alcuni consigli
illuminanti: “cerca di adattare al saltimbanco i tuoi monologhi da stand-up.
Che cosa resterà? Da lì improvvisa e assembla… non essere filologico, fallo
tuo, se proprio vuoi pensa al primo Arlecchino, quello che andava e veniva
dall’aldilà all’aldiquà, più infernale e sulfureo”. Il destino non volle
che si portasse a compimento questa impresa, ma ora si ripresenta l’occasione e
chiaramente tengo a mente quei consigli lontani. Non solo. Voglio approfondire un
mio modo di vedere e far conoscere il teatro popolare… Così come ho fatto nei
miei ultimi lavori, come ho descritto nel mio libro “La commedia è finita”. "Per questo" chiosa Rossi "nel mio
Arlecchino saranno presenti l’attore, il personaggio – o se volete la maschera,
anche senza maschera – e la persona che lo interpreta. Sarà uno spettacolo del
tipo in prova. Assieme ad un paio di compagni d’avventura, saltimbanchi
musicanti, cercheremo di immaginare insieme al pubblico come adattare a
commedia dell’arte il nostro mestiere e anche parte del nostro repertorio; come
possiamo trovare nuove strade, dati i tempi in cui vivono i nostri teatri.
Come capitò a molte
compagnie nei tempi d’oro della commedia dell’arte, queste strade potrebbero
portare anche all’estero, oppure per strada, punto e basta.
Il canovaccio avrà un
tormentone: ma se andassimo in una birreria di Amburgo, come potremmo adeguare
Arlecchino a quel luogo per sbarcare il lunario? E se andassimo a Las
Vegas? O a Khartoum? E così via… Alla fine sarà il pubblico che deciderà se
dobbiamo rimanere o è meglio andare chissà dove. Lo spettacolo sarà un
assemblaggio di monologhi, canzoni in divenire, fatti personali, ricordi,
sogni, storielle e riflessioni sia sulla professione del comico oggi sia su
quel che accade nel nostro Paese".
Gli spettacoli hanno come orari le ore 21.00, domenica ore 17.00, lunedì riposo. I biglietti (compresa
prevendita) vanno da € 32,00 a € 17,00. Per info: telefonare 06 83082620 – 06
83082884.
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