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A cura di ANDREA CURTI

martedì 7 ottobre 2014

CALCIO - Serie A, la risalita dei biancocelesti tra luci e ombre: Confusione Pioli, ritrova l'attacco ma perde centrocampo e difesa.

Qual è la vera Lazio? A metà ottobre la squadra di mister Pioli è una autentica mina vagante, che può esplodere da un momento alll'altro, in negativo o in positivo. Sinora il team biancoceleste, nuovo per diversi undicesimi e quindi in via di amalgama, ha mostrato luci ed ombre. Prima una difesa granitica, con Berisha che non ha fatto rimpiangere Marchetti, con un Basta trottolino amoroso a destra su e giù per la fascia prima di infortunarsi a polso e gamba, con un Braafhield o come cavolo si scrive che sostituisce il rotto Radu e va a coprire discretamente la corsia sinistra, con un Gentiletti gagliardo lottatore prima della sfortunata rottura del crociato, con un attacco abulico dove a segnare erano i centrocampisti. Poi ecco Palermo e Sassuolo e le carte in tavola si rovesciano. Djordjevic fa addirittura quattro gol in due partite, Mauri titolare goleador, Anderson preferito a Keita, Onazi che guida il centrocampo (Biglia altro infortunato, Ledesma invece accantonato) ma non filtra e si becca diverse ammonizioni, con Parolo più offensivo che difensivo, Cana inguaribile scarparo anche a centrocampo, Marchetti che per tutta la partita dà l'impressione di essere insicuro e poi salva il risultato. Addirittura Cavanda titolare quando un primavera farebbe e sarebbe meglio. Sembra insomma una squadra zemaniana dove non conta più essere attenti in difesa ma fare un gol più dell'avversario. Preoccupa anche la confusione in mente di mister Pioli che mescola le carte di partita in partita, stravolge l'assetto della squadra, lascia in panca giocatori come Keita e Ledesma e non ha il coraggio di lanciare qualche ragazzo bravo che la Lazio ha. Si dà la colpa agli infortuni e alle squalifiche, che fanno parte del gioco. Certo, le vittorie su Palermo e Sassuolo hanno dato un po' di serenità all'ambiente ma basta guardare la classifica per rendersi conto del valore delle due compagini. Vittorie venute più per la pochezza dell'avversario che per altro; il Palermo sullo 0-0 ha sciupato due incredibili palle gol con Dybala e Vasquez, che hanno aperto la difesa della Lazio come un coltello nel burro attaccando velocemente in profondità. Poi l'arbitro non ha visto due rigori per i siciliani che avrebbero agguantato il pari. E il Sassuolo ha "rischiato" di pareggiare una partita già vinta dalle aquile romane, in vantaggio 2-0 prima di prendere subito il 2-1 e correre l'infausto pericolo del 3-3 finale. Senza avere la forza e la capacità di chiudere la partita. Servono i gol di Klose, che non arrivano. Ma la grande nota lieta di questo avvio di campionato, oltre a Djordjevic, è soprattutto Candreva, sempre più leader e uomo squadra. Tolto lui, la Lazio perde il 50% della spinta offensiva. E non è poco.  

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